Rita Claudia Scordino
Opera 1^ classificata
Ritrovarsi
Avevo seppellito
la tua ombra
lontano dai ricordi,
conservando solo
l’immagine di un cuore
che ha scelto
il prezzo della solitudine.
Ho lottato a lungo
Per capire, per ricominciare.
Non sono forte,
ma consapevole.
Non ho certezze,
ma so sperare.
Potrei non vincere,
ma ho imparato a lottare
e non mi arrenderò
anche grazie al mio passato
di cui sei parte,
che oggi è il volto
del mio presente.
Torno a te,
e forse non ti ho mai lasciato.
Il tuo sguardo
farà parte
del mio giorno
per condividere
la preziosa essenza
della vita.
Sergio Baldeschi
Opera 2^ classificata
...la mia più bella poesia
Figlia mia…
quando bagno il mio animo nella purezza
del tuo sguardo, sento dentro di me
la rinascita della primavera,
un risveglio fatto di spine
perché tanto è l’amore che mi punge.
Tu sei la sorgente che fluisce
dentro le mie vene,
non sei acqua che evapora nel nulla,
ma la ripresa del sangue
che infiamma le mie note.
Pulsi d’attimo in attimo sulle melodie
che irrigano il pentagramma del cuore,
e diventi il canto della primavera
che sboccia freschezza e gioia
nell’anfratto del mio pensiero,
dove tutto è niente e dove tu… sei tutto.
Sei sfiorita nel prato del mio infinito
in un doppio germoglio
per mostrarmi i tuoi grandi occhi,
immense corolle
dove poter attingere il nettare
di una dolcezza,
tanto smisurata
da trapassare il senso stesso della vita.
E quando strappo i tuoi petali
incido continuamente su di loro tante frasi
piene di significato
che solo Dio può leggere,
fluiscono dal cuore alla mente
come linfa vitale
portando scritta con se, una sola certezza…
che tu sei, e resterai per sempre
...la mia più bella poesia.
Paola Dall’Olmo
Opera 3^ classificata
Volo d’aquila
Invano ho cercato
tra i dirupi
di pietra sommersi
dal pianto
la vita
senza ali ho spaziato
come aliante sospeso
dal vento
sul nulla infinito
il respiro del mare ho abbracciato
col cuore immortale
graffiato e ferito dal vuoto
potente
il mio volo d’aquila
non l’hanno fermato
le ali bruciate
il becco consunto
gli artigli mozzati dai muri
del niente
ora
alla fine del viaggio
in alto
lascio librare il mio
corpo stanco e non temo
la luce
che inonda
il mio sguardo
Anna Maria Tettamanzi
Opera 4^ classificata
Levità
Riflessi di luce
sulle ali umide
ancora gualcite
di una variopinta farfalla.
Su di lei i colori
che meravigliosamente dispiega
scaldandosi al sole
finalmente viva.
Un fremito leggero,
come un battito di cuore
che danza nell’aria,
la conduce lontano
di fiore in fiore,
di colore in colore,
alla ricerca di un profumo,
di un’essenza nascosta.
E vola come petalo di fiore,
gioiosamente libera,
sazia d’aria e di luce
nella vastità di un prato,
tra i contorni di un giardino,
ovunque ci sia vita
ovunque si senta chiamata,
infinitamente piena
e infinitamente lieve.
Claudia Emanuela Turco
Opera 5^ classificata
La pioggia è cessata
La pioggia è cessata
Esco: aspiro
A pieni polmoni
La calda fragranza
Di terra bagnata
Rimiro in alto
Il tiepido azzurro del cielo
Furtivi affiorano vaghi ricordi
Quando sotto la pioggia
Tra le calde tue braccia
Con forza mi stringevi
E io protetta
Come in sicuro nido
Ascoltavo il tuo tiepido respiro
Promessa d’amore
La prima gemma della mia vita.
E in terra rimiro pensosa
Le rilucenti brune pozze d’acqua
Dove si specchiano
Gli ultimi cirri bianchi
Che il vento sbarazzino spazza via
Tra ondeggiamenti magici
Ardite acrobazie
A guisa di aquiloni.
In simil modo il tuo comportamento
Ti allontanasti lento
Inesorabilmente
Con parole pungenti come il vento
E mi ritorna in cuore
L’amaro scroscio della delusione.
Pietro Catalano
Opera 6^ classificata
L’ultima fermata
(Alle vittime dell’undici marzo)
Finalmente rivedo
ragazzi baciarsi sulla banchina
in attesa del treno della gioia.
La primavera incalza
e gli istinti escono
dal letargo del lungo inverno,
ombre perdute nei viali
delle vane speranze.
Si guardano negli occhi
e s’accarezzano con lo sguardo,
poi sorridono alla scoperta
dell’intesa ritrovata,
sussurrano poche parole,
respiri profondi,
una risata e via.
Simili ragazzi immagino
sul treno della follia,
quale sarà stato l’ultimo
sguardo prima della fermata
della vita,
speranze finite in quella tragica
mattina, una come tante,
ma ora non più.
M’angoscia la viltà del gesto,
uomini e donne normali erano,
aquiloni legati al cielo,
e rubavano ogni istante
alla fatica del vivere,
per conservarsi vivi
ai propri figli,
anime perdute.
Fedel Franco Quasimodo
Opera 7^ classificata
La notte dell’anima
E i giorni
Non mi sorridon più.
Raggi di sole,
neri di livore,
non bacian più
una pelle sempre più bianca.
E quel ruscello limpido,
cui mi dissetavo,
non scorre più:
croste di ghiaccio
impediscono
di bere
alla fonte della speranza.
E quell’armadio
Pieno di vestiti consunti,
aggrediti dalle tarme,
con impietosa ferocia,
non concede
di abbellire
con fugaci fronzoli,
il mio appassito perbenismo.
Un’anima in pena
Che non riesce a levitare,
imprigionata senza scampo
in un corpo mortale.
Annamaria Pieralisi Da Lio
Opera 8^ classificata
Nessuno è solo
Nessuno è solo a questo mondo
anche se avesse voglia di esserlo.
Se ti accogliesse il deserto
o la liquida immensità dell’oceano,
se fossero il vento o le onde
a farti compagnia,
non saresti più solo
di quando una folla rumorosa
ti preme e ti spinge
verso una mescolanza che si teme.
La solitudine è dolce ed appagante
soltanto se ci dà la voglia
di tornare accanto a chi
ci è compagno per la via
che conclude il nostro cammino.
Chi si chiude nella torre eburnea,
si fa prigioniero di se stesso
e se stesso finisce per odiare
come il peggior nemico.
È bello aprirsi e avere amici
a cui sorridere con complicità
come viandanti della stessa strada
che sanno quant‘è duro e quanto costa
l’andare e quanto è facile smarrire
il senso della nostra umanità.
Giacomo Giannone
Opera 9^ classificato
Alla finestra il sommacco
Alla finestra si mostrava il sommacco
dai fiori dorati, le foglie ingiallite,
era curioso e confuso di tanta gente
per l“Age Bassi”,
Era gente bambina,
d’una domenica di festa, che, seduta
sulle sedie della scuola, ascoltava, sentite,
i versi del Galvagni*, della Bertelli* e di Giannone*,
ascoltava attenta, assorta e applaudiva
contenta, mossa da inusitata emozione.
Alla finestra vigile restava il sommacco
frondoso, quando una gitana, senza nacchere
nelle mani, danzò inebriata da suoni
di musica andalusa,
Sciolti i capelli,
volteggiava flessuosa sul palco di legno,
il volto di fiamme. Il nero vestito
fasciato da strisce bianche, al cinto
annodato, s’avvolgeva e si scioglieva
in ampie volute sulle gambe cadenzate
da plastico movimento e danza rabbiosa.
Sorrideva il sommacco estasiato e l’occhio
strizzava alla danzatrice accaldata mentre
nella sala si diffondeva una voce vibrante,
cantava di tragedie e d’amori solenni
in armonia a note struggenti e insieme
assordanti di una chitarra.
Fuori intanto il sommacco s’inquietava,
forse il vento o l’accorata tristezza del canto;
Castiraga Vidardo “minuscolo paese” di linde
casette quadrate dai rossi tetti si fermò,
applaudì e festante nel parco si sparse
in coro vociante,
Preoccupato il sommacco dell’
autunno incipiente mi disse:
“Ritorna, io ti aspetterò”.
*Vincitori del premio letterario “Age Bassi” 2002
Giampaolo Merciai
Opera 10^ classificata
Un giorno, un uomo…
Un giorno, un uomo mi disse: – vedi,
il mondo gira. Fermati e aspetta.
Tutto ti passerà davanti.
Vidi bambini camminare su spiagge di cenere
vivere tristezze selvagge con le labbra chiuse
portando bombe e fucili negli zaini.
Vidi ragazze dal cuore di cerbiatto
intente a immergere le mani nell’arcobaleno della vita
violentate dalla forza del mare vestita da soldato.
Vidi brandelli di dignità piovere dal cielo
sulle sofferenze dei deboli, malati di fame,
riempire pagine di giornali che restarono vuote.
Vidi ombre di uomini liberi, ingiallite dalla paura,
nascondersi al respiro di draghi ebbri di follia
ansiosi di nutrirsi delle loro strazianti agonie.
Vidi aquile ferite abbandonare montagne lontane,
palcoscenico di ipocrisia e ignoranza,
morire nude sui gradini di una chiesa.
Vidi scheletri dalla testa nera, nascosti
nei corridoi delle scuole, iniettare veleni
nelle lampadine di giovani che non volevano invecchiare.
Vidi il sonno di un popolo in fuga,
tramutatosi nel grigio fumo di un camino,
oscurare le coscienze di questo mondo che gira.
Bruciò il velo degli occhi cosparsi di lacrime,
volò perduta la mia anima debole farfalla,
annegando inesorabile nell’abisso dell’impotenza
schiacciata da grattacieli senza scampo.
Un giorno, un uomo mi disse: – vedi,
il mondo gira. Fermati e aspetta.
Tutto ti passerà davanti.
Chiusi gli occhi per non vedere.